Malattia amica mia

MALATTIA, AMICA MIA!

Saper accogliere le manifestazioni che accadono nel nostro corpo può aiutarci a migliorare la qualità della nostra vita.

Viviamo oggigiorno un accrescersi continuo di disturbi fisici: un aumento delle allergie, nuovi virus e un incremento costante delle malattie degenerative.

Per affrontare e curare questa marea di disturbi ci sono a disposizione farmacie fornite di ogni tipo di prodotto immaginabile, un progressivo divulgarsi di terapie e rimedi alternativi e complementari a quelli medici; così come abbiamo accesso a fonti di informazione eccezionali come riviste, manuali e internet.

Curiosamente però, anche se possiamo attingere a questa abbondanza di strumenti e informazioni, spesso assistiamo a manifestazioni fisiche che sembrano immuni da qualunque tentativo di cura: ci sono malattie che vengono definite incurabili (tumori, morbi del sistema nervoso/motorio) e tante altre che sono definite gestibili (diabeti, allergie, eczemi/psoriasi ecc….), ma che nonostante vari e differenziati approcci sembrano non voler cedere il loro territorio, presentandosi ripetutamente nel tempo. Nella mia personale esperienza con una malattia degenerativa (linfoma di Hodgkin) ho vissuto più volte questo ritorno della malattia e per quattro anni ho lottato, così come viene suggerito, contro il cancro: ho cercato di allontanare il male in tutti i modi, seguendo i protocolli medici, provando vari prodotti naturali ed affidandomi alle terapie intensive.

Messo di fronte alla realtà che nessuna terapia sembrava funzionare, ho compreso che quello sforzo enorme di allontanare il presunto nemico non solo non dava risultati, ma neppure mi metteva di buon umore: al contrario, amplificava un malessere che mi portavo dietro da anni e che aveva a che fare col modo in cui vivevo la mia vita.

Ho cominciato così per la prima volta a considerare la possibilità che quella malattia volesse tornare perché aveva un compito da svolgere, come se fosse un messaggero che portava qualcosa da comunicarmi.

Da quel giorno, imparando a conoscere e ad ascoltare quel messaggero, la mia vita è cambiata in meglio, progressivamente, sotto tutti gli aspetti: relazionale, professionale, spirituale e materiale.

Vedo di spiegare quanto ho sperimentato: riguardo il nostro corpo e il suo funzionamento, abbiamo ricevuto un’educazione prevalentemente di tipo meccanico/scientifica; sappiamo a cosa sono preposti gli organi e dove sono localizzati, sappiamo che nel corpo avvengono molte attività e viviamo spesso l’esperienza di come alcune di queste funzioni subiscano un indebolimento, temporaneamente o in modo cronico, con conseguenti disturbi che vengono etichettati con vari nomi e col comune denominatore di essere delle malattie. Seguendo questo insegnamento abbiamo imparato ad occuparci dei sintomi che appaiono nel corpo come se fossero dei corpi estranei, degli ospiti sbagliati e indesiderati che conseguentemente vanno soppressi: per esempio, se appare una tosse significa che c’è un problema nei polmoni e mi faccio visitare; in base alla diagnosi prendo un farmaco che eliminerà il sintomo; guarisco e riprendo la mia vita come se nulla fosse accaduto.

In questo esempio la relazione tra la persona che va dal medico e il suo corpo che manifesta la tosse è una non relazione…. di non comunicazione…: la persona, seguendo automaticamente l’imprinting (dato dalla suddetta educazione) che un sintomo sia una conseguenza meccanica di qualche mal funzionamento, pensa solo ad aggiustare il danno come se esso si stesse verificando nella propria automobile, o in un elettrodomestico; cioè come se il corpo fosse un elemento estraneo alla persona stessa.

Questa realtà è piuttosto comune, purtroppo: ci si ricorda del corpo solo quando esso manifesta un disagio e allora, spinti dalla paura, corriamo a cercare un buon meccanico che ce lo ripari, e in fretta.

I nuovi insegnamenti che ci giungono dalla fisica quantistica dimostrano come l’intelligenza non sia un bene di esclusiva proprietà del cervello umano, bensì di come sia presente in tutte le forme viventi e, più nel dettaglio, in ogni singola cellula. Significa che il nostro corpo è composto da miliardi di esserini intelligenti, in grado di rispondere e adattarsi a tutto quanto captano e ricevono dal padrone di casa, cioè dalla persona che nel corpo ci vive.

In altre parole esiste una strettissima relazione intelligente tra la persona e il suo corpo.

Se consideriamo per esempio un veicolo, questo funziona in base a ciò che farà il conducente: senza conducente il veicolo non funzionerà. Analogamente, la persona può essere vista come il pilota ed il corpo come il veicolo: in riferimento a quanto detto sulla relazione intelligente, il corpo percepisce ogni singolo input che gli arriva dalla persona, sia esso un pensiero, un sentimento, un’emozione, un’azione; non solo, il corpo percepisce anche la qualità di quell’input (ad esempio un pensiero può essere positivo o negativo, così come un’emozione digeribile o meno).

Quindi, se i miliardi di cellule intelligenti del corpo ricevono costantemente dal pilota stimolazioni felici, si plasmeranno di conseguenza e saranno anch’esse felici e forti; ma cosa succede se le stimolazioni inviate dal pilota sono basate su pressioni, senso del dovere, sfiducia o svalutazione di sé, scarso piacere, vecchi rancori e poco divertimento?

Il corpo non ha scelta, si adatterà a quelle stimolazioni: il corpo non è programmato per indebolirsi o autodistruggersi, ma se la persona che lo guida non sa trattarsi bene, non sa amarsi, e ripetutamente lotta contro se stessa, anche il corpo nel tempo comincerà a lottare contro se stesso, arrivando addirittura ad auto degenerarsi attraverso manifestazioni tumorali.

Come successo a me nel passato, alcune persone non sono consapevoli delle proprie azioni: non sanno cosa gli piace fare, cosa non vogliono fare, con quale qualità vivere; il loro corpo si ammalerà con più frequenza.

In questo senso allora ogni sintomo può essere visto come una possibilità di comprensione che qualcosa nel pilota, e solo conseguentemente nel corpo, non sta funzionando correttamente: ogni sintomo può essere quindi letto come un messaggero che ci indica come il pilota non si stia percependo e non stia guidando seguendo le proprie reali necessità esistenziali.

La chiave di volta in questa comprensione sta nel percepire questa relazione tra noi e il nostro corpo, nel conoscere il pilota ed il corpo: curiosamente, l’unico modo di farlo è proprio quello di utilizzare il corpo, con una nuova attenzione; ascoltandolo consapevolmente.

Anche se non rientrava nell’educazione scolastica, è un qualcosa che tutti noi sappiamo naturalmente fare: con l’intelligenza possiamo guidare i sensi nella percezione del nostro corpo e quindi di noi stessi; possiamo allenarci a sentire come stiamo e se quello che stiamo facendo nella vita risuona con noi (e con il corpo).

Allenati a questa percezione di noi non avremo più paura del sintomo (la paura è frutto dell’ignoranza, in questo caso dell’ignorare cos’è veramente un sintomo): al contrario, lo sapremo accogliere.

Potremo percepire che la malattia è qualcosa di vivo che accade dentro di noi: una parte di noi che vuole manifestarsi ed evolversi.

Potremo così comprendere che se quella malattia ritorna con insistenza è solo perchè porta con sé una forte intenzione di evoluzione, e non perchè è contro di noi: e che quindi ce ne possiamo occupare senza provare a sopprimerla.

Nella malattia possiamo trovare preziose indicazioni sulla nostra vita: la malattia ….. amica mia!

Abheeru Roberto Berruti

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